Saluti del Segretario Generale (Ulisse) e del Comitato Centrale

(nuovo)Partito comunista italiano

Comitato Centrale

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30 marzo 2018

Ai compagni presenti alla riunione del 30 marzo presso la Casa del Popolo di via Padova 179, Milano


Cari compagni,

a nome del (nuovo) Partito comunista italiano ringrazio i membri della Segreteria Federale del P.CARC e in particolare la compagna Claudia Marcolini dell’invito e della possibilità che ci hanno dato di parlarvi. La decisione di tenere la riunione di questa sera, quale che sarebbe stata la sentenza di Paola Maria Braggion, magistrata delle Repubblica Pontificia, nel procedimento giudiziario contro la compagna Rosalba titolare del sito Vigilanza Democratica per diffamazione del VII Reparto Mobile di Bologna, è un’espressione molto significativa della giusta concezione della lotta contro la repressione. L’esito del processo, la sentenza, non qualifica l’azione di Rosalba e del sito Vigilanza Democratica, che comunque è sacrosanta, legittima e giusta perché è dalla parte delle masse popolari. La sentenza qualifica solamente la posizione di Paola Maria Braggion nella lotta in corso.

Bisogna affrontare ogni procedimento penale non principalmente per difenderci su un terreno, quello del procedimento penale, su cui il nemico delle masse popolari, il nostro nemico è in vantaggio. Bisogna usarlo per attaccare la Repubblica Pontificia, approfittarne per denunciare le sue azioni antipopolari e spesso criminali (la strategia della tensione, le stragi di Stato e la tortura sono sue specialità fin dai tempi di Portella della Ginestra) e per promuovere una vasta solidarietà con le persone bersaglio della repressione con la quale la borghesia e il clero cercano di soffocare l’iniziativa delle masse popolari per emanciparsi dal capitalismo. La lotta contro la repressione è un aspetto complementare ma molto importante della lotta più generale per promuovere la mobilitazione e l’organizzazione degli operai e del resto delle masse popolari fino a costituire un proprio governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare e farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia rendendo loro ingovernabile il paese. I lavoratori avanzati devono approfittare del fatto che la borghesia per perpetuare il suo regime di sfruttamento ha bisogno che una larga parte dei lavoratori siano illusi della democrazia borghese e rassegnati al corso delle cose. Il “basso profilo” di alcuni inquisiti perseguitati dalle forze dell’ordine borghese e di alcuni imputati nei processi politici, di tutti quelli che sperano di cavarsela “stando buoni” o peggio ancora chiedendo perdono, questo “basso profilo” favorisce l’arroganza e gli abusi di corpi come il VII Reparto Mobile di Bologna. Non piegarsi alla repressione, denunciare su larga scala la repressione e più ancora gli abusi della Polizia e dei Carabinieri, essere solidali con tutti quelli che sono colpiti dalla repressione perfino quando critichiamo alcuni dettagli della loro condotta perché controproducenti: ecco tre componenti importanti della più generale lotta per porre fine al catastrofico corso delle cose e mobilitare e organizzare i lavoratori e il resto delle masse popolari fino costituire il Governo di Blocco popolare e avanzare nella rivoluzione socialista. Quanto più i lavoratori resistono agli effetti della crisi generale del capitalismo, tanto più i vertici della Repubblica Pontificia rafforzano e allargano il controllo e la repressione. Non a caso imperversano sempre più le pene pecuniarie. Le pene pecuniarie sono gravi per i lavoratori, senza oneri per lo Stato e insignificanti per i ricchi. Per i ricchi significano licenza di commettere reati: a Berlusconi una pena di 10, 100 mila euro, perfino di un milione di euro non fa né caldo né freddo, mentre una pena anche solo di mille, di 5 o 10 mila euro per molti proletari è peggio persino della condanna alla prigione, specie se comunque si è precari o disoccupati.

La lotta contro gli abusi compiuti dai corpi armati dello Stato addirittura contro le stesse leggi ufficiali della Repubblica Pontificia, la lotta per l’effettiva iscrizione del reato di tortura nel Codice Penale, la lotta contro reparti come il VII Reparto Mobile di Bologna, contro i Servizi Segreti da sempre deviati al sevizio della NATO e protettori dei fascisti mandati a compiere le stragi di Stato, questa lotta che è stata l’anima ispiratrice della linea seguita dal P.CARC nel processo intentato contro la compagna intestataria del sito Vigilanza Democratica, oggi acquista un ruolo nuovo con il risultato delle elezioni del 4 marzo. Le elezioni del 4 marzo hanno clamorosamente punito i vertici della Repubblica Pontificia e i loro governi delle Larghe Intese per attuare il programma comune della borghesia imperialista contro i lavoratori e le masse popolari. Con il clamoroso risultato a favore del Movimento 5 Stelle hanno aperto una fase nuova della lotta delle masse popolari per porre riparo agli effetti della crisi generale del capitalismo.

Siamo entrati in una fase nuova, nel senso che con le elezioni del 4 marzo le masse popolari hanno espresso clamorosamente, ben più fortemente che nel 2013, il rifiuto dei governi delle Larghe Intese, del programma comune che da anni stanno attuando a danno dei lavoratori. Hanno reso più difficile ai vertici della Repubblica Pontificia costituire un altro loro governo analogo ai precedenti. Se riusciremo a far rispettare ai vertici della Repubblica Pontificia l’esito delle elezioni, dovranno lasciar costituire un governo al Movimento 5 Stelle. Se questo governo cercherà veramente di attuare le promesse elettorali del Movimento 5 Stelle, esso si scontrerà inevitabilmente con organismi e membri dell’apparato statale, delle Forze Armate, della polizia e della magistratura ligi alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti e al Vaticano. Dovrà sciogliere o fortemente epurare corpi come il VII Reparto Mobile di Bologna. Non tutti gli agenti dello Stato sono criminali abbrutiti. Il pubblico ministero Enrico Zucca è stato testimone a difesa al processo contro Vigilanza Democratica. Non mancano casi di poliziotti e carabinieri che si sono rifiutati o in qualche altro modo hanno evitato di eseguire operazioni criminali contro le masse popolari. Ma da sempre, fin dai tempi di Scelba e De Gasperi la Repubblica Pontificia educa le sue Forze dell’Ordine e le sue Forze Armate al contrario di quanto prescritto dalla Costituzione. L’articolo 52 della Costituzione prescrive espressamente che esse siano educate “allo spirito democratico della Repubblica” e il governo delle Larghe Intese è invece arrivato a farne un corpo di mercenari al servizio della NATO, delle stragi di Stato e della repressione antipopolare, fingendo di venire incontro all’odio popolare per il servizio militare obbligatorio che la Repubblica Pontificia stessa aveva effettivamente ridotto a un’odiosa angheria.

Ebbene la linea seguita dal P.CARC che oggi siete qui a celebrare e rilanciare, concentrando l’attenzione contro il VII Reparto Mobile di Bologna è stata all’altezza della fase di lotta che sta davanti alle masse popolari. Il (nuovo) Partito comunista italiano l’appoggia con tutte le forze. L’augurio del mio Partito è che vi rendiate capaci di proseguire su questa linea, a fianco degli operai avanzati e di tutte le masse popolari che sempre più confluiscono nella rivoluzione socialista in corso anche se essa è ancora in una fase iniziale e per ora è una traccia che vedono solo quelli che la promuovono. L’augurio è che ne diventiate anche voi promotori. Così costruiamo il nostro futuro.

Compagno Ulisse, segretario generale del Comitato centrale del (n)PCI.